Ieri il Gran Consiglio ha bocciato con 35 voti contro 19 favorevoli e 17 astenuti la Mozione del 10 marzo 2014 con la quale si chiedeva al CdS di attivarsi per essere direttamente partecipativo nei negoziati che la Confederazione porta avanti con l’UE, e in particolare con l’Italia – lamentano i deputati – Nonostante il dibattito in aula sia stato artificialmente ristretto essendo il tema rubricato sotto il titolo di “procedura scritta”, diversi interventi a titolo personale hanno dimostrato l’importanza e la necessità che il Cantone si occupi seriamente di politica estera.
È chiaro che giuridicamente e organizzativamente la politica estera compete alla Confederazione, ciò non di meno ai Cantoni e Repubbliche svizzeri rimangono parecchie autonomie residue, complementari e sussidiarie in questa materia.
A parte i proclami e le buone intenzioni che da anni sentiamo nell’aula parlamentare, riteniamo che sia giunto il momento di dotarci di una forma istituzionale e di un metodo efficiente ed efficace alfine di iniziare a trattare questo capitolo di politica cantonale ormai strategico per il nostro futuro. Tenuto conto della particolare situazione del Ticino, è giunto il momento di elevare, formalizzare e organizzare la politica estera a livello di materia ad hoc dell’intero esecutivo cantonale, e di darle una chiara legittimità legale, istituzionale e funzionale. Non da ultimo, per sfruttare il fatto che oggi a capo degli affari esteri della Confederazione c’è il consigliere federale ticinese Ignazio Cassis.
Una mozione del 16 settembre 2016, tuttora aperta, chiedeva al Consiglio di Stato di preparare e presentare al Gran Consiglio una modifica della “Legge concernente le competenze organizzative del Consiglio di Stato e dei suoi dipartimenti” e di eventuali altre leggi o norme in vigore, con lo scopo di creare e istituire il Segretariato e la funzione del Segretario di Stato per la politica estera. In aggiunta e a complemento della suddetta Mozione, i deputati chiedono al Consiglio di Stato attivarsi nel promuovere a livello nazionale una nuova Conferenza inter cantonale, cioè: la Conferenza dei Cantoni di frontiera.
L’organizzazione federalista svizzera conosce da decenni, e con successo, il modello delle Conferenze cantonali settoriali (salute, educazione, finanze, economia, ambiente, socialità, polizia ecc;). Considerate le circostanze particolari in cui la Svizzera si sta trovando nei rapporti con l’Unione Europea, e le circostanze particolare in cui si trovano i Cantoni di frontiera; riteniamo urgente, necessario, opportuno, costruttivo poter creare un nuovo gremio, nel senso del sano federalismo elvetico, espressamente dedicato alle questioni di frontiera.
Sergio Morisoli, Paolo Pamini, Lara Filippini, Tiziano Galeazzi