Ignazio Cassis ha annunciato di aver rinunciato alla nazionalità italiana, che aveva sin dalla nascita, per “una questione di coerenza”, e ha confermato di averlo deciso al momento di scendere in campo per il Consiglio Federale. Uno dei suoi avversari, Pierre Maudet, ha anch’egli una doppia cittadinanza (oltre a quella svizzera, quella francese) e per ora non vi ha ancora rinunciato.
Tra le voci che hanno commentato la decisione, vi è quella critica del politologo e socialista Nenad Stojanovic, convinto che Cassis abbia ottime possibilità di essere eletto: ritiene la scelta troppo prudente, e a suo avviso il ticinese avrebbe potuto dimostrare che si può governare bene anche con la doppia cittadinanza.
“Lasciare il doppio passaporto perché si è candidati al Consiglio federale e si teme che “salti fuori la gabola” non è coerenza, è opportunismo. Coerente, nel caso concreto, sarebbe stato lasciare il doppio passaporto al più tardi al momento della candidatura per il consiglio nazionale. Non certo tenerlo ad oltranza perché torna comodo e poi, quando proprio diventa insostenibile, restituirlo alla chetichella tentando di fare il meno rumore possibile”, ha invece inveito Lorenzo Quadri, aggiungendo che vi sono ancor meno possibilità che la Lega sostenga Cassis.
Ha scatenato un putiferio anche una dichiarazione di Manuele Bertoli in merito alla sentenza riguardante Neuchâtel e i salari minimi: “Quella sentenza è di importanza capitale. Tuttavia non è direttamente applicabile all’iniziativa dei Verdi, in quanto si riferisce a una casistica neocastellana che non è del tutto uguale alla nostra. Siamo in fase di approfondimento”.
Stizzita la reazione dei Verdi, dapprima con un post di Michela Delcò Petralli (“Ma basta temporeggiare sull’applicazione del salario minimo! Una ulteriore perizia è inutile! L’ultima parola spetta sempre al Tribunale federale, quale che sia la conclusione della perizia, ed è sicuro che non c’è modo per evitare un eventuale ricorso degli ambienti economici. Il Consiglio di stato è più preoccupato del sostegno dell’economia che del benessere della popolazione”), poi con un comunicato: ” A due anni di distanza dal voto il governo continua a prendere per il naso i cittadini cercando qualsiasi scappatoia per non applicare il testo approvato dal popolo. In un primo tempo, per un intero anno, il governo aveva “smarrito” la lettera per richiedere la garanzia federale dell’iniziativa e ora, nonostante la questione sia già stata approfondita da tempo e sviscerata in ogni sua sfaccettatura, si insite a chiedere un parere giuridico su un aspetto secondario dell’iniziativa. I Verdi del Ticino sono indignati per l’ennesima mossa di palese ostruzionismo da parte del Consiglio di Stato che sembra non interessarsi alle preoccupanti derive che sta vivendo il mercato del lavoro ticinese”.
Un altro esponente leghista si è distinto sui social per un duro attacco a una collega: i due protagonisti sono ancora loro, Massimiliano Robbiani e Lisa Bosia Mirra, la quale è notoriamente vicina ai rifugiati e alle tematiche che li riguardano. “Un piccolo appunto, in quanto mi sto i——–o!!
Lisa Bosia Mirra, ci fai o ci sei, adesso hai rotto. Cosa fai in GC, eletta dai Ticinesi. Ticinesi che in primis vanno difesi in quanto ci hanno messo la “cadrega” sotto il sedere. Se non la pensi così va bene, ti dimetti e prendi il primo volo per l’Africa. L’abusivismo e gli approfittatori vanno combattuti. Troppo comodo che i tuoi amici, vanno nel Paese del “benessere” ( il benessere l’abbiamo costruito con il lavoro e tanta fatica) senza fare un cavolo e pretendere di essere accolti e mantenuti. Il c——e Robbian come dici tu e definisci quelli che non la pensano come te aiuterebbero i bisognosi e i veri perseguitati, nel loro Paese d’origine. Paese dove la democrazia va ricostruita. Troppo comodo scappare. Il proprio Paese va difeso. Noi Svizzeri e Ticinesi se permetti, difendiamo il nostro territorio. Viva la Svizzera e viva il Ticino. Non vogliamo nessuna invasione. Punto a capo”.