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Non riuscito il referendum contro il semisvincolo di Bellinzona. I Verdi delusi, i liberali felici

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Il referendum Cantonale contro il credito di costruzione di 65 milioni per il semisvincolo di Bellinzona non è riuscito. I Verdi, tra i principali promotori, sono delusi e lamentano “un’organizzazione del lavoro di raccolta tardivo e per alcuni aspetti lacunoso”. Le firme mancanti erano 1’174. Esultano invece i liberali, “a nulla è valso l’impegno rossoverde profuso nella raccolta di firme, anche a pagamento. I cittadini ticinesi hanno probabilmente capito che c’è un limite a tutto, ce ne rallegriamo. Bellinzona avrà finalmente il suo semisvincolo”.

In seno al PS si è scatenato un dibattito. A lanciarlo un simpatizzante, che aveva chiesto pubblicamente con un tweet come mai solo a Lugano la destra avanza, mentre nelle altre grandi città no. La Municipale Cristina Zanini Barzaghi ha addotto sette grandi motivi: “1. La Lega ogni tanto è con noi sui temi sociali. 2.  La realtà economica di Lugano è molto influenzata dall’Italia. 3. La nostra presenza in associazioni sportive, ricreative, culturali è calata. 4. Il partito ha spesso posizioni contro i piccoli imprenditori. 5. Siamo spaccati. MPS, POP, PC, Verdi tutti divisi. 6.  Fondamentalmente siamo ancora un cantone con radici contadine e senza una tradizione urbana. 7. Dovremmo riprendere a fare più formazione storica e politica”. Il giovane che ha lanciato la domanda non si è detto d’accordo, chiedendo di impegnarsi al di là di quel che chiama “cretinismo elettorale”, a favore dei giovani, senza dare sempre la colpa ad altri (tendenza secondo lui tipica dell’area bertoliana”. Si vedrà se vi saranno altre opinioni e se il PS farà magari autocritica.

Intanto, oggi Piero Marchesi su La Scuola che verrà si è scontrato con Franco Cavalli. “In tutta la Svizzera l’UDC vuole meno scuola. Non vogliono il finanziamento degli asili, hanno fatto di tutto per avere il numerus clausus in medicina (così dobbiamo importare medici dall’estero) e vogliono aumentare le tasse universitarie. Per loro l’ideale sarebbe tornare a 100 anni fa…”

Secca la replica del presidente dell’UDC: “La sua professionalità è riconosciuta. Come pure la sua scarsa tolleranza verso chi la pensa diversamente da lei. L’UDC lancia un referendum su un tema che ritiene importante e perché non è soddisfatta della soluzione votata dal Parlamento. Più o meno come avete fatto voi con la riforma fiscale-sociale. Però voi siete legittimati a farlo perché siete bravi, in buona fede e intelligenti, quei cattivoni dell’UDC invece sono in malafede. La differenza tra noi e voi è questa, noi tolleriamo le vostre scelte anche se non le condividiamo, voi no. E sì che vi spacciate per i paladini della tolleranza. Alla faccia!”

Tiziano Galeazzi, sempre in tema scuola, ha parlato dell’inclusione dei bambini con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). “Oltre un centinaio di famiglie ticinesi sono ancora costrette a rivolgersi alle strutture di insegnamento scolastico nella vicina Italia per provvedere ad un istruzione modellata sulle esigenze specifiche dei propri figli e dove hanno la possibilità di essere inclusi nelle classi regolari. La diversità ha sempre fatto parte del nostro Paese così come l’inclusione sociale. Una fusione di culture e di lingue, ognuno orientato ad apportare il proprio contributo di scambio e di convivenza. Un‘idea che deve riflettersi anche nelle nostre scuole.
L’esperienza dell’inclusione di allievi con DSA nelle classi regolari, porterà molti successi e certamente a qualche insuccesso, ma contribuirà comunque ad un forte fattore di cambiamento sociale, poiché abituerà lentamente i compagni a considerare la loro presenza come un elemento naturale ed avere un interazione senza pregiudizi. La scuola non potrà escludere queste persone”.

Il leghista Norman Gobbi è furibondo perché il pirata della strada germanico, che aveva effettuato sorpassi all’interno del Gottardo ed era fuggito dalla Polizia, non andrà in carcere in Germania, nonostante una pena di 30 mesi di cui 12 da scontare inflittagli a Lugano. “In Svizzera il pirata della strada tedesco non l’ha fatta franca! Anche se in Germania non dovrà scontare nessun giorno di galera, da noi non resterà impunito. Dopo essere stato condannato dalle autorità giudiziarie ticinesi, negli scorsi mesi i servizi del mio Dipartimento si sono mossi su più fronti. Da una parte abbiamo emesso il divieto di circolazione e dall’altra abbiamo richiesto a Berna il divieto d’entrata nel nostro Paese. Inoltre abbiamo domandato all’Ufficio federale di giustizia di intervenire per chiedere alla Germania di applicare l’esecuzione della pena inflitta in Svizzera. Quello che è certo è che il signore, non potrà più sfrecciare come un folle sulle nostre strade. Perché la sicurezza viaggia anche sulla nostra rete stradale”.

Intanto a Lugano è stata aperta un’inchiesta amministrativa nei confronti dei vertici del LAC, in particolare di Lorenzo Sganzini, capo della Divisione cultura della città, e Michel Gagnon, direttore del centro culturale, in relazione alle irregolarità negli appalti delle attività artistiche.

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