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Prima i nostri, non passa la legge di applicazione. Decreto di abbandono sui rimborsi dei Ministri: Pronzini vuole il ricorso, l’UP no

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Giornata importante in Gran Consiglio, anche se non ha riservato sorprese. La legge di applicazione di Prima i nostri, che prevedeva che prima di poter avere un nuovo permesso di lavoro per uno straniero bisognava dimostrare di non aver trovato un indigeno per quel ruolo, è stata bocciata dal Parlamento. Formalmente, è passato il messaggio di maggioranza, di Sabrina Gendotti del PPD, Carlo Lepori del PS e Giorgio Galusero del PLR, con 44 sì, 32 no e 2 astenuti. A votare sì PLR, PS e parte del PPD, oltre a PC e MontagnaViva, per il no Lega, UDC e i Verdi non ufficiali, ovvero quelli che non sono più nel partito.

La discussione è stata lunga, anche se nessuno ha di fatto cambiato posizione. Il nodo era come aiutare il mercato del lavoro, dato che tutti hanno riconosciuto che esiste un problema, e come farlo senza andare contro la legge. Andava stabilito se il margine di manovra, esiguo, poteva essere sfruttato. In teoria sarebbe la Confederazione a doversi occupare di permessi, ma quale legge prevale? I fautori di Prima i nostri hanno provato a convincere che si potesse approvare la legge.

Non sono mancate frecciate: particolarmente pungente il pipidino Simone Ghisla, che ha attaccato tutti, “abbiamo una sinistra che non ha capito che il problema esiste, che firma un emendamento a un minuto a mezzanotte dove si chiede ai giovani a iscriversi alla disoccupazione per poi trovare un posto di lavoro. Abbiamo una destra che tira il can per l’aia fomentando disagio senza proporre soluzioni. E un PLR che per favorire i datori di lavoro è pronto a dimezzare le buste paga dei dipendenti. Abbiamo una Commissione della Gestione bulimica, che pur di arrivare il più lontano possibile dalle elezioni e per togliersi il fastidio sassolino di Prima i nostri ha pensato di passare sopra la legge senza neppure sentire i vari autori degli atti: essi sono stati approfonditi”, ricordando anche che la commissione ad hoc era stata voluta dal PPD.

Gabriele Pinoja invece ha criticato il Governo, “a parte una nota di protocollo di Gobbi, nessuna proposta, nessuna misura concreta, nessuna assunzione ai fini dell’attuazione del valore popolare. Un comportamento ingiustificato, soprattutto perché ai tempi si parlava ancora dell’applicazione del 9 febbraio, con Vitta che stava parlando del bottom up. Ho visto troppa sudditanza verso la Berna federale che vi ha paralizzato”.

Per il PS, invece, con Ivo Durisch, “Prima i nostri è uno strumento usato consapevolmente come elemento politico per arrivare al ventre del cittadino che soffre per avere consensi elettorali, con soluzioni applicabili solo marginalmente. Si usa a piene mani l’iniziativa popolare per proporre slogan e non soluzioni, lamentandosi del fatto che non c’è la volontà di attuarli. Questo è un modo di usare le iniziative che indebolisce la politica. Abbiamo attori politici che propongono slogan, votano contro misure che vanno a favore dei loro interesse”.

Ma, nonostante Tamara Merlo avesse ricordato che “siamo legislatori non giudici”, Prima i nostri e la sua legge di applicazione sono state affossate.

Il Procuratore Generale John Noseda ha firmato un decreto di abbandono nei confronti del Consiglio di Stato sulla questione dei rimborsi dei Ministri, pur non risparmiando critiche. Matteo Pronzini dell’MPS ha scritto all’Ufficio Presidenziale del Gran Consiglio chiedendo di fare ricorso, l’organo ha deciso che sarà il plenum a scrutinio segreto a decidere, seppur consiglia di lasciar perdere e di non impugnare il decreto (resterebbero le eventuali responsabilità amministrative e politiche). Una delle domande che pone Pronzini è che i Consiglieri di Stato abbiano o no visto le note del Controllo Cantonale delle Finanze.

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