Era scontato, e alla fine il preventivo 2018 ha visto luce verde. Ricalcando le posiziono iniziali, dopo il lungo dibattito, durato giorni, i partiti di Governo (PPD, PS, Lega e PLR) assieme a MontagnaViva hanno votato sì, per un totale di 54 voti favorevoli. Contrari invece MPS, Verdi, PC e La Destra. Si torna nelle cifre nere, con 7,5 milioni di disavanzo, nonostante i 2 miliardi di deficit: per tutti, attenzione comunque alta.
Alcuni rappresentanti del PS, con in testa il Ministro Manuele Bertoli e quasi tutti i rappresentanti in Parlamento, hanno inviato una nota in cui chiedono al loro partito di lasciare libertà di voto per un eventuale referendum e poi alle urne per quanto concerne la riforma fisco-sociale. In sintesi, i dieci punti spiegano che è stato un do ut des, e che votare contro solo per il principio di essere contrari agli sgravi in generale sarebbe un esercizio politico fine a sé stesso, mentre un no impedirebbe che la destra riesca a imporre altri sgravi.
Di opinione del tutto diversa la GISO, assieme al vicepresidente Fabrizio Sirica. Entrambi contestano la clausola ghigliottina, ovvero il fatto che non esiste un pacchetto senza l’altro, perchè in realtà i due pacchetti sono stati votati separatamente mentre i giovani insistono che far sottoscrivere un documento a quasi 40 persone e “decidere di non decidere” è la mossa di chi ha paura di perdere.
Una serie di deputati, tra cui leghisti, democentristi, comunisti e MPS, hanno richiesto “di poter accedere alla documentazione relativa alle indennità forfettarie versate al Cancelliere e meglio qualsiasi regolamento o altro documento che prevede un indenizzo di spese a forfait così come quello relativo ad “altri regali” menzionati dal Presidente del Consiglio di Stato durante la summenzionata seduta. Tale richiesta, sicuramente di forte interesse pubblico siccome concerne l’utilizzo del denaro pubblico, si giustifica con il dovere di esercitare all’alta vigilanza che incombe al Gran Consiglio e il conseguente diritto di accedere alla necessaria documentazione”.
Il PLR esulta perché il Consiglio degli Stati ha approvato ieri la mozione del senatore Fabio Abate che chiede alla Confederazione di intervenire per sgravare i Cantoni che si assumono la responsabilità della gestione degli alloggi temporanei per casi di migranti, ai quali si applica un accordo di riammissione stipulato con uno Stato confinante. In tal senso, il contributo del Canton Ticino attraverso la gestione del Centro di Rancate non può rimanere di esclusiva competenza cantonale. Il Consiglio federale ha proposto di accogliere la mozione.
Per contro, il PPD con Marco Romano è furibondo per il fatto che la Confederazione, nel preventivo, non ha previsto due milioni in più per le Guardie di Confine, “un atteggiamento irresponsabile che crea un problema di illegalità nel nostro paese perché vi sono persone nel nostro territorio di cui non siamo a conoscenza; tale situazione espone i migranti a tutta una serie di pericoli legati alla tratta di essere umani, allo sfruttamento e al lavoro nero”.