“Prima i nostri”, iniziativa dell’UDC volta a inserire la preferenza indigena nella costituzione, è conforme al diritto federale ed ha dunque ottenuto la garanzia federale. Secondo il Consiglio Federale, comunque, i margini di manovra saranno scarsi.
Le prime reazioni sono state naturalmente quelle democentriste, con l’esultanza di Marco Chiesa, Alain Bühler e Tiziano Galeazzi.
“Infine la tanto discussa garanzia federale arrivò per Prima i Nostri. Ora il “pallino” è in mano ai partitoni in Gran Consiglio”, ha scritto il vicepresidente.
“Il Consiglio federale ha dovuto sostenere, suo malgrado penso io, che “prima i nostri” è conforme al diritto federale. E come non avrebbe potuto essere conforme? La Costituzione ticinese dice la stessa cosa della Costituzione svizzera: preferenza indigena sul nostro mercato del lavoro. La scelta del popolo ticinese otterrà dunque la garanzia dell’assemblea federale. Brutto colpo per chi vuole sabotare la priorità dei residenti e smentite tutte le cassandre. Ora tocca al parlamento ticinese….”, è il commento del Consigliere Nazionale.
Infine, Galeazzi: “mi auguro ora che il Governo non faccia lo sfaticato e menefreghista come visto fino ad ora. Cosi pure i partiti che nella teoria tutti bravi a sostenere il mercato del lavoro interno, poi nei fatti ….Zero!!! Questo non solo nel pubblico ma anche nel privato”.
Poi però, il Consigliere Nazionale PPD Fabio Regazzi ha attaccato: “Prima i nostri potrà anche avere la garanzia federale, ma il margine di manovra è assai limitato, per non dire che è quasi nullo: la prima è una questione di forma, la seconda di sostanza. Il Consiglio federale ci dice in altri termini che la norma è sì compatibile con il diritto federale ma che il Cantone praticamente non può fare quasi niente. Non capisco quindi cosa ci sia da esultare, visto che questa presa di posizione – al di là del titolo – sconfessa semmai gli iniziativisti poiché sancisce in modo chiaro che gli atti parlamentari proposti dalla Commissione speciale del Gran Consiglio non possono essere adottati”, scatenando la reazione di Piero Marchesi: “Regazzi, sabotate anche Prima i nostri?” chiede provocatoriamente, pensando chiaramente al 9 febbraio. “Il Consiglio Federale ha chiaramente sancito che la nuova Costituzione cantonale (quella con l’articolo Prima i Nostri) é conforme al diritto federale. Ergo, é in linea con la Costituzione svizzera e può essere applicata. Se non fosse applicabile, come certamente vorrebbe Regazzi, il Governo federale si sarebbe pronunciato in altro modo”, ha scritto, precisando che Regazzi farebbe meglio ad affermare che AITI è contraria a cambiare le regole del gioco. “La competenza è ora del Gran consiglio, dove l’esito dell’applicazione, soprattutto dopo queste prese di posizione, è poco scontata”.
Il leghista Lorenzo Quadri (dopo aver dedicato un commento esultante alla notizia del giorno) è tornato sul tema educazione civica, convinto che la GISO in realtà non si opponga per non sovraccaricare gli allievi o perché l’impostazione è troppo nozionistica. “È evidente che un partito del genere sta alla civica come il burro sta alla ferrovia.Altro che arrampicarsi sui vetri con le storielle del “nozionismo”, della “compartimentalizzazione”, del “sovraccarico della griglia oraria”: si trattasse di insegnare internazionalismo, turboeuropeismo, multikulturalismo, islamizzazione, statalismo, tassaspendismo, spalancamento di frontiere, accoglienza di finti rifugiati con lo smartphone, pluripassaportismo, naturalizzazione compulsiva, flagellazione degli automobilisti, eccetera, di simili obiezioni a sinistra non ci sarebbe traccia”, oltre a ritenere che per i socialisti la scuola è cosa loro. Come se non bastasse, c’è il progetto di insegnare educazione sessuale già a 5 anni: “Per questo naturalmente nella griglia oraria c’è spazio, e ci sono pure i fondi. Per l’insegnamento della civica, invece, no. Si vede che i vertici del Dipartimento non gradiscono l’educazione dei giovani alla cittadinanza. Il DECS potrebbe preoccuparsi di preparare convenientemente i giovani all’ingresso nel mondo del lavoro (invece di trasformare i licei in parcheggi di massa”.