Paolo Beltraminelli è tornato a parlare del caso Argo 1 ospite a TeleTicino. Ha ammesso che qualcuno possa aver perso la fiducia in lui, ha ribadito il concetto di urgenza e ha voluto specificare che si è agito con trasparenza. “Gli errori li abbiamo commessi io e i miei collaboratori”, ha detto. Non conosceva Sansonetti, o quanto meno non gli pare, e si è fidato di Blotti. “La pressione mediatica non ha aiutato nessuno, né me né i miei collaboratori né il Governo, ha ribadito.
Intervistato dal mensile dei Frontalieri, Fabio Regazzi ha contestato ancora una volta Prima i nostri ed anche il salario minimo, affermando che si farebbe solo un favore, fissandolo come dicono sinistra e UNIA, ai lavoratori italiani. I quali, a suo avviso, sono fondamentali, e senza cui il Ticino si troverebbe in difficoltà. Ma esiste anche un effetto sostituzione, e in effetti è un problema, ha ammesso, come ha spiegato di essere preoccupato in caso di disdetta dei bilaterali (l’UDC dovrebbe lanciare l’iniziativa per poterlo fare).
Christian Vitta ha presentato altre otto misure a favore del lavoro: “1. Estensione della strategia di lotta contro le “aziende fittizie” (include una maggiore collaborazione con il Canton Grigioni per evitare il fenomeno del “turismo delle aziende fittizie), 2. Spot promozionali “Più opportunità per tutti”
3. Simulatore per colloqui di lavoro. 4. Definizione, pianificazione e realizzazione di ricerche d’impiego tramite supporto digitale. 5. Nuova «InfoURC» online 6. Eventi informativi sull’applicazione del voto del 9 febbraio 7. Sensibilizzazione sui pericoli psicosociali 8. Rafforzamento del ruolo dell’Ufficio di conciliazione).
Karin Valenzano Rossi, capogruppo liberale in Consiglio Comunale a Lugano, ha attaccato l‘UDC per la madre di tutte le interrogazioni, e i democentristi non sono stati a guardare, dandole una risposta al vetriolo: “La Signora Valenzano, astro nascente del PLRT, dovrebbe a nostro avviso identificare meglio la sua parrocchia e dov’è dislocata, invece come di frequente dettare l’agenda politica anche agli altri partiti senza naturalmente mai ascoltar ragioni: battute e scherni sono infatti all’ordine del giorno ma per fortuna non tutti acconsentono di sottostare al suo regime poco democratico e forse nemmeno in parrocchia sua”, attacca l’UDC. “La capogruppo non ha infatti considerato una possibile opposizione da un partito all’opposizione come il nostro, cosi come gli strumenti, a libera scelta dalla LOC, da utilizzare correttamente. (qualche lezioncina di civica non guasterebbe cara capogruppo)”. E per quanto riguarda il portare il tema in Gestione, l’avrebbero fatto “se ne avessimo avuto la possibilità, invece di lasciar sottintendere che le trattative erano già state precedentemente discusse e concordate (naturalmente con pochi intimi, quelli che bastavano per far passare le nomine in Consiglio Comunale) in riferimento alle “poltroncine” della LASA”. Le 101 domande sono dunque necessarie, e l’UDC sottolinea il suo approccio diverso rispetto agli altri partiti sulla questione.
A proposito di PLR, ci sarebbe un po’ di maretta sempre a Lugano: la sezione non avrebbe gradito che i nomi dei cooptati per il Consiglio Direttivo del LAC non siano stati comunicati prima dell’annuncio. “Solitamente il municipale viene sostenuto, ed è giusto che si faccia anche nel nostro partito. Non li definirei proprio degli attacchi, mi sembra più una mancanza di sensibilità nei miei confronti e mi sono permesso di dire che ci dobbiamo parlare con chiarezza e maggiore collaborazione”, ha detto il Municipale Roberto Badaracco.
“È giusto e doveroso andare a cena nei nostri Grotti e Ristoranti del Ticino. Ma però, quando durante la Rassegna Gastronomica del Mendrisiotto e Basso Ceresio ti danno in omaggio un piattino, e si legge sull’imballaggio, MADE IN ITALY, fa un tantino male. Vogliamo aiutare la nostra ristorazione, ma la stessa ristorazione non è interessata ad aiutare l’economia ticinese. Complimenti”, ha postato Massimiliano Robbiani della Lega, a cui è stato risposto da Antonio Florini, presidente della manifestazione gastronomica, che non è stato possibile trovare qualcuno che fabbricasse i piatti come si desideravano in Ticino. Dany Stauffacher, fondatore di Sapori Ticino, lo ha invitato a guardare cosa c’è nel piatto, e a occuparsi dei veri problemi del Cantone.