La Polizia comunale di Lugano ieri ha effettuato un controllo al Biblio Café Tra l’Altro di Lugano, con 15 agenti. L’irruzione, avvenuta mentre aveva luogo una riunione di un comitato femminista che stava discutendo se proporre o meno uno sciopero di donne, ha scatenato una marea di polemiche.
“Per un locale con questo profilo risulta difficile da comprendere l’essere stato oggetto di un controllo con queste modalità e con un così alto numero di agenti. L’utilizzo così ampio di mezzi e risorse messo in campo sembra sia servito a scoprire alcune sedie di troppo rispetto al dichiarato e qualche infrazione di tipo amministrativo. Inoltre, l’impressione generata è che la modalità di intervento non è in linea con il principio di proporzionalità che la Polizia deve seguire”, si lamentano i consiglieri comunali socialisti Tessa Prati, Carlo Zoppi, Simona Buri, Nina Pusterla e l’indipendente Jacques Ducry. “Episodi simili possono compromettere, l’economia del locale e portarlo anche alla chiusura. Anche altri locali e luoghi di aggregazione sono stati oggetto di interventi di polizia (es. Spazio Morel). Sembra quindi lecito domandarsi se il Municipio e la Polizia Comunale abbiano intenzione di dichiarare guerra alla movida Luganese a suon di controlli, retate e sanzioni”. E pongono una serie di domande.
Ancor più dura la GISO: “Quello che ufficialmente si presenta come un regolare controllo dei documenti, suggerisce invece un’azione volta a disincentivare attività politiche profilate a sinistra e con partecipazione proveniente dal basso, dalla società civile. Una grave messa in dubbia della liberta d’espressione e d’organizzazione. Quasi un anno fa il concerto annunciato un anno fa del rapper Bello Figo aveva suscitato critiche e minacce da parte di sedicenti gruppi nazifacisti, spingendo la polizia ad annullare l’evento in quanto non era possibile “garantire la sicurezza”. Lugano si piega alle minacce neonaziste, mentre mostra i muscoli ai comuni cittadini e cittadine che si organizzano o semplicemente si bevono una birra di giovedì sera?”
Anche il Partito Popolare Operaio ha rivolto delle domande a Bertini. “Troviamo ingiustificato il numero di funzionari dispiegati, nonché la severità con cui sono stati effettuati i controlli di identità a tappeto, il ritiro di documenti e la richiesta di dimostrare il possesso di soldi, soprattutto considerando che la principale infrazione rinvenuta è quella di aver trovato dieci sedie in più di quelle permesse nella terrazza esterna. Riteniamo questo modo di agire un atto intimidatorio verso chi promuove il movimento popolare e si oppone alle politiche di destra e al sistema sociale e politico in cui viviamo. Modi di agire che ricordano il triste episodio delle schedature che alla fine degli anni ’80 scosse l’opinione pubblica in Svizzera. Sappiamo però che, come allora, questo agire non attenuerà le intenzioni e la determinazione di chi si batte per più giustizia sociale, perché non è possibile fermare un fiume in piena”.
È tempo di punzecchiature fra i partiti. Igor Righini non le ha mandate a dire a nessuno. “Nessuno può dare per certo un seggio. Norman Gobbi si è trovato in casa una squadra di falsari che vendeva permessi di soggiorno. Claudio Zali ha rimangiato le certezze sulla LIA. Christian Vitta non ha ancora finito questo quadriennio. Il PPD è in piena burrasca travolto dallo scandalo Argo 1. Noi del PS nei numeri siamo quelli con meno margine di sicurezza e i liberali pretendono di raddoppiare”. Si è soffermato anche su Matteo Pronzini. “Purtroppo il Movimento per il Socialismo è poco incline alla ricerca di un’azione politica allargata; predilige una partitica dell’estremo in solitaria. Pronzini ha imboccato la strada dello spettacolo politico. È sopportato da nuovi comunicatori che sanno il fatto loro. Il “ragazzo di Lumino” è fornito costantemente di informazioni fresche dalla fonte dello Stato. Più voti del PS andranno all’MPS, tanto maggiore è la possibilità che il PLR raddoppi a spese di noi socialisti. Paradossale che la visibilità dell’estrema sinistra di Pronzini sia “sponsorizzata” dal PLR. Votare per l’MPS al Consiglio di Stato, dal lato pratico, significa portare acqua ai liberali”, è convinto Righini.
Il Movimento per il Socialismo in una nota social ha ribattuto: “Siamo al complottismo più becero in salsa nostrana… Righini rispolvera tesi della più buia era del movimento operaio, quando esso era in gran parte accecato dallo stalinismo. Dimentica però più di 70 anni di governo complice con la borghesia svizzera a tutti i livelli: comunale, cantonale, federale del suo partito”.
Sara Beretta Piccoli, PPD, prima firmataria; Giovanni Albertini, PPD; Stefano Gilardi, Lega; Carlo Zoppi, PS; Simona Buri, PS; Michaela Lupi, Verdi; Armando Boneff, PPD; Alain Bühler, UDC sono preoccupati per la segnaletica a Lugano e hanno inviato un’interpellanza. “Quanti sono i grandi schermi installati a Lugano con lo scopo di rendere maggiormente fluido il traffico cittadino? È al corrente del malfunzionamento di questa importante segnaletica elettronica? Quali e quanti sono al momento guasti? Da quanto tempo? Se sì, qual è la tempistica di riparazione o l’eventuale sostituzione? Con quali costi? Chi si deve occupare di verificare e sorvegliare il funzionamento? Non ritiene che questa tipologia di strumento vada implementata, ad esempio segnalando le colonne presenti in tempo reale, e dando alternative di transito?”