Qualcuno definisce “una calata di braghe” gli accordi bilaterali con l’Ue, altri invocano l’iniziativa Prima i nostri, la polemica non cessa….
L’inserzione per l’impiego viene pubblicata da un’azienda di Oberburg nell’Emmental bernese, essa nel comunicato di lavoro esprime le sue esigenze commerciali su un principio politico interno sottolineando che verranno tenuti in considerazione solo confederati (svizzeri).
Dietro la polemica nemmeno la legge può definire razzismo quanto espresso nella selezione su una base di principio dall’azienda, nessuna indicazione per contro riguardo al profilo dell’interessato, se nonché entrano in considerazione solo “Eidgenossen (Schweizer).
Per l’avvocato Martin Steiger «non esiste una protezione contro questo genere di discriminazione: tuttavia la delimitazione in questione è politicamente discutibile e potrebbe essere intesa come un atteggiamento di estrema destra». Il termine “confederato” è spesso usato come distinzione dai cittadini svizzeri naturalizzati.
E’ razzismo?
Secondo Alma Wiecken, giurista presso la Commissione federale contro il razzismo, «l’inserzione presenta una discriminazione non motivabile da considerazioni oggettive». Una violazione della norma antirazzismo sussiste però solo se determinati gruppi vengono espressamente esclusi a causa della loro etnia, religione o del colore della pelle, ha spiegato l’esperta al quotidiano.
Accordi con Ue:
Negli accordi bilaterali con l’Ue è stabilito che gli stranieri europei non possono essere discriminati sul mercato del lavoro: «In questo senso in linea di principio non è consentito non assumere qualcuno perché non è svizzero», aveva affermato lo specialista.
Qualcuno si esprime nei confronti di applicazione dell’iniziativa Prima i nostri, definendo corretto quanto espresso e applicato nella politica aziendale durante la ricerca di lavoro dell’inserzionista.