In mattinata si è diffusa la notizia che l’ex agente della Argo 1, ora occupato presso la Securitas, reo secondo il Corriere del Ticino di aver trafugato notizie da fornire a UNIA e RSI (Falò ha negato che fosse uno dei testimoni), è stato sospeso cautelativamente dal lavoro, che svolgeva presso il centro richiedenti l’asilo di Camorino. Perché? Per verifiche dopo quanto si era detto su di lui. Il direttore di Securitas parla di una decisione presa di comune accordo col DSS, il direttore del DASF dice di averla avallata dopo che era stata assunta dalla ditta.
Si è scatenato il finimondo. Il PS, come ieri, ha preso posizione, “l’ex-dipendente di ‘Argo 1’, che oggi lavora per un’altra agenzia di sicurezza, è stato sospeso dal suo nuovo datore di lavoro per delle ragioni direttamente riconducibili alle accuse mosse a suo riguardo in un articolo pubblicato in prima pagina dal “Corriere del Ticino”, il quale ha reso note le generalità dell’ex-dipendente di ‘Argo 1’, definendolo ingiustamente un “infiltrato” del sindacato UNIA. L’articolo in questione ha mosso le critiche di UNIA, Syndicom, SSM e dall’Associazione Ticinese dei giornalisti, a cui ci siamo uniti, visto che sono stati trattati in prima pagina dei fatti relativi ai testimoni del caso ‘Argo 1’ che appaiono giustamente “marginali, se non irrilevanti, rispetto ai gravi problemi sollevati dalla vicenda”. E si interroga su come un documento riservato sia arrivato al quotidiano di Muzzano, e sottolinea il “fatto che la decisione della sospensione dell’ex-dipendente di ‘Argo 1’ sia stata presa dal suo nuovo datore di lavoro in accordo col direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie (DASF): la dimostrazione che i fatti riconducibili ad ‘Argo 1’ e ai suoi sviluppi non siano esclusivamente circoscritti all’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento (USSI)”.
Durissimo l’articolo scritto dal suo vicepresidente, Fabrizio Sirica. “Il dovere e la responsabilità di controllare spettava ai suoi alti funzionari, i quali avrebbero dovuto verificare il corretto andamento del mandato, la base legale, i documenti forniti e molto altro ancora. Ma loro sono ancora lì. Anzi, guai a chiedere a Paolo Beltraminelli di fare un passo indietro finché tutta questa vicenda non sia definitivamente chiarita! In Ticino, anche per questo caso, pare che tutto stia andando al contrario. Abbiamo un onesto dipendente sospeso dal suo lavoro, che dopo aver pagato sulla sua pelle le sciagurate scelte del DSS e dopo essere stato infangato da una testata giornalistica, deve anche subire ritorsioni sul nuovo posto di lavoro. Certo, nel pomeriggio si è annunciato in fretta e furia che è stato reintegrato, anche perché si sono sollevato molte voci sdegnate per quanto accaduto. Ma il danno è stato fatto! Da un lato, quindi, c’è un lavoratore, un comune cittadino. Dall’altro, invece, ci sono un Consigliere di Stato e degli alti funzionari che nella migliore delle ipotesi hanno agito con grave negligenza e incompetenza. Sappiamo di un’alta funzionaria del DSS che ha accettato dei regali dal titolare di Argo 1. Eppure, ad oggi, nessuna tra queste persone è stata sospesa dal suo incarico. Ora, quello che mi preme, che suscita in me un forte senso d’ingiustizia, è questa perversa logica secondo la quale un certo tipo di politica e alcuni media facciano i forti con i deboli, ma continuino ad essere deboli con i forti. È netta la sensazione che vengano adottati “due pesi e due misure”, soprattutto dal Capo divisione del DASF e dal DSS, che hanno contribuito con il suo consenso, in maniera totalmente inaccettabile, a ledere il diritto di un lavoratore. E i diritti di uno sono i diritti di tutti. Consentendo in maniera arbitraria e punitiva alla sospensione dell’ex-dipendente di Argo1, siamo stati colpiti tutti quanti noi”.
In serata poi Giorgio Gargantini di UNIA ha fatto sapere che l’uomo, attualmente in vacanza, al suo rientro sarà reintegrato nelle sue funzioni, e che non era mai stato licenziato.
Sempre in casa socialista, Raoul Ghisletta interpella il Governo sulle cure a domicilio: “Corrisponde al vero che vi sono servizi d’assistenza e cura a domicilio (SACD) senza contratto di prestazione con il Cantone, che erogano un numero considerevole di cure di base per mezzo di personale non qualificato (ausiliari) -cure che sono poi rimborsate dalle casse malati? Corrisponde al vero che da alcuni anni le casse malati in Ticino non controllano più se i dipendenti dei SACD che erogano le cure di base sono qualificati, come prevedono i contratti stipulate dalle casse malati con i SACD?Come valuta questa situazione dal profilo della sicurezza dei pazienti in Ticino, in particolare anziani ed invalidi? Intende prendere delle eventuali contromisure a livello legislativo, di regolamenti o di direttive dell’Ufficio del medico cantonale?”
Il pipidino Marco Romano è favorevole all’anticipazione dell’insegnamento del tedesco: “Il Ticino ponte tra il sud e il nord ha un interesse concreto a consolidare e rafforzare il più possibile le relazioni socioeconomiche sull’asse del San Gottardo. La padronanza diffusa del tedesco, anche se potenzialmente più complesso da imparare, potrebbe rappresentare un plusvalore a lungo termine”.
Nella notte alla Farera si è suicidato un uomo in regime di carcerazione preventiva. Sui social Tuto Rossi dell’UDC, avvocato, ha puntato il dito contro le condizioni di carcerazione, mostrando un testo dove temeva il suicidio di un suo (probabile) assistito: “Basta suicidi al carcere cantonale della Farera. Stop alla tortura dell’isolamento inutile! Tutti i cittadini devono sapere che alla Farera sono incarcerate persone ancora innocenti. Non si tratta di un carcere di espiazione pena, bensì di un carcere preventivo dove i detenuti possono benissimo venire scagionati alla fine dell’inchiesta. Purtroppo il povero signore 67enne che si è suicidato stanotte non è un caso isolato”.