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CHI SI NASCONDE DIETRO GLI ATTACCHI NELLO YEMEN?

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Per rispondere a questa domanda è servito un nuovo rapporto reso noto di recente dagli attivisti di Oxfam, il movimento che raccoglie milioni di persone che lottano contro le disuguaglianze per porre fine alla povertà e all’ingiustizia. Il gruppo, infatti, ha pubblicato il suo ultimo “Fuelling Violence”, nel quale ha confermato nuovamente l’uso dilagante di armamenti e ordigni bellici ceduti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito a Riyadh, al solo scopo di essere utilizzati contro la popolazione civile situata nello Yemen.

Le centinaia di attacchi sauditi compiuti tra gennaio 2021 e febbraio 2022, infatti, sono stati supportati dai Paesi anglofoni, i quali hanno fornito armi e bombe, con i quali sono stati uccisi ben 87 civili e feriti altri 136. La coalizione araba a guida saudita, dunque, avrebbe sferrato, secondo i dati registrati dall’Ong, le sue missioni contro gli Houthi, sostenuti da Teheran, che hanno comportato la morte di innocenti vittime.

Ma che fine ha fatto la tregua siglata il 2 aprile dell’anno appena conclusosi, già rinnovata successivamente 6 mesi dopo, a causa di un mancato accordo sul pagamento dei salari dei funzionari pubblici nei territori controllati dai ribelli? Evidentemente, la situazione politica era decisamente fragile e precaria, tanto che proprio in questi giorni alcuni esponenti dell’Onu, degli Usa e dell’Oman stanno cercando di mediare al fine di ottenere una cessazione del fuoco ed evitare un ulteriore spargimento di sangue.

Era il 2014 quando il conflitto ha avuto origine. Inizialmente, lo scontro vedeva fronteggiarsi i ribelli Houthi filo-Teheran e i governativi appoggiati dall’Arabia Saudita. Tuttavia, con l’intervento in campo, nel marzo 2015, di Riyadh a capo di una coalizione di nazioni arabe nel 2015, la trasformazione in guerra aperta ha comportato quasi 400.000 deceduti.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha dichiarato che quanto accaduto abbia provocato la peggiore crisi umanitaria del mondo, su cui ha gravato anche il Covid-19, con i suoi effetti nefasti: milioni di persone sono ridotte alla fame e le prospettive per i bambini, di cui si è registrata la morte di oltre 11.000 soggetti, subiranno ripercussioni per decenni. L’estrema miseria, la povertà e l’indigenza vissute dagli oltre 3 milioni di sfollati interni sono solo alcune delle gravi condizioni in cui versa l’innocente popolazione locale.

Così, il rapporto dell’Ong OXFAM riporta una realtà inverosimile. Martin Butcher, consulente politico dell’organizzazione su armi e conflitti e autori del documento menzionato, infatti, ha affermato che “L’enorme numero di attacchi ai civili è una dura testimonianza della terribile tragedia che ha sofferto e soffre il popolo yemenita. La nostra analisi mostra che vi è un modello di violenza contro i civili e tutte le parti coinvolte nel conflitto non hanno fatto abbastanza per proteggere le vite umane”, che sarebbe un obbligo, aggiunge, “ai sensi del diritto internazionale e umanitario”.

Ecco, allora, che emergono gli aspetti più celati della vicenda. In passato, infatti, la Gran Bretagna è stata protagonista di una serie di aspre critiche da parte della comunità internazionale, a seguito della sua manifesta volontà di dar seguito alla cessione di armamenti a favore dell’Arabia Saudita, malgrado tutte le preoccupazioni relative alle violazioni dei diritti umani.

A tal proposito, è nata la Campaign Against the Arms Trade, che sfida giudizialmente il commercio di armi, cercando di arginarne gli effetti del mercato. Pertanto, è molto attesa una sentenza dell’Alta Corte Britannica che dovrebbe giungere entro fine mese, la quale seguirà una precedente pronuncia del 2019, nella quale si vietava temporaneamente la vendita di armi, ma già ripresa un paio di anni orsono.

Perché tanto interesse nella fornitura di armamenti da parte dell’Inghilterra? Ovviamente, per motivi economici. È stato, infatti, stimato che il commercio in essere abbia un valore reale di quasi 30 miliardi di euro. Pertanto, appare evidente come un’interruzione nella compravendita di armi, comporterebbe un blocco importante nel mercato inglese, che ha tutto l’interesse a proseguire nella contrattazione.

Inoltre, c’è di più. Dietro alla volontà “umanitaria” tanto celebrata pubblicamente e ufficialmente, vi sono motivazioni molto più profonde per arrivare a provocare tanti civili uccisi, sfollati poverissimi, stupri di massa, colera ed epidemie devastanti. Lo Yemen, infatti, possiede una assoluta rilevanza strategica, malgrado sia, a tutti gli effetti, il Paese più povero di tutto il Medio Oriente. Basti pensare alla sua posizione geografica per intuire come gruppi organizzati Jihadisti, quali Al Qaeda abbiano avuto facilità nell’entrarvi e a far collaborare USA e Arabia Saudita al fine di tutelare i loro interessi.

Il Paese, infatti, si trova nel punto più estremo della Penisola Araba e, così, ogni giorno, proprio nel suo territorio, transitano milioni di tonnellate di oro nero, di prodotti, di merci. Inutile dire, poi, che la situazione va inserita in un quadro ben più ampio che vede il conflitto contro l’Iran coinvolto, che nello Yemen possiede quale presidio militare gli Houti.

Pertanto, come è risaputo, il destino di un popolo è sempre strettamente legato alle sue dinamiche interne e alla sua posizione logistica dove si incardinano la sua storia, la sua tradizione, le sue credenze e le sue abitudini: così, lo Yemen è portatore di una geografia a sé assolutamente nemica.

Le ragioni di un conflitto così persistente e crudele, che coinvolge vittime innocenti, sembrano essere, dunque, di portata internazionale. Intrecci di interessi militari, politi ed economici, dunque, si aggirano attorno agli scontri armati, di violenza inaudita, che si stanno consumando nello Yemen, dove anche Europa e America non sembrano esenti da coinvolgimento.

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