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Editoriale redatto da giornalisti iscritti al Registro FIG e accreditati presso il Consiglio di Stato del Canton Ticino.

Per una scuola che educhi al rispetto della diversità (biologica, sociale e culturale)

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Quale presupposto per una società equa e in armonia con l’ambiente che la circonda e sostiene, i Verdi del Ticino rivendicano da sempre una scuola che educhi al rispetto della diversità e in questo senso partecipano alla “Consultazione sulla proposta di superamento dei corsi A e B in III media”.

Consultazione sulla proposta superamento dei corsi A e B in III media

Quale presupposto per una società equa e in armonia con l’ambiente che la circonda e sostiene, i Verdi del Ticino rivendicano da sempre una scuola che educhi al rispetto della diversità (biologica, sociale e culturale), favorisca lo sviluppo degli individui nella differenza e stimoli esperienze di cooperazione e solidarietà sociale. Non possiamo dunque che accogliere positivamente la volontà di superare un sistema divisivo e discriminatorio[1], come quello dei livelli A e B in matematica e tedesco nel secondo ciclo della Scuola Media. D’altronde era quello che avevamo già chiesto nel 2012 tramite un’iniziativa parlamentare depositata da Claudia Crivelli Barella.

Entrando nel merito della proposta specifica, ci spiace innanzitutto constatare che la stessa sia limitata alla sola terza media. Possiamo capire che dopo il mancato supporto al progetto “La scuola che verrà” il DECS voglia procedere con i piedi di piombo nella (ri)presentazione di misure di miglioramento della scuola dell’obbligo ticinese, ma ciò non deve avvenire a scapito della completezza e del senso stesso degli interventi. Se vogliamo risolvere il problema della pressione e della discriminazione legata alla diversa valutazione sociale del corso B rispetto al corso A, eliminare i due livelli in terza ma non in quarta serve a molto poco se non a nulla. Idem se vogliamo voltare pagina rispetto a una differenziazione strutturale che così come proposta, oltre a essere lontana dai nostri ideali, si è dimostrata inefficace rispetto all’obiettivo iniziale, ovvero quello di adattare l’insegnamento alle caratteristiche degli allievi e di indirizzarli verso le diverse formazioni successive. In ogni caso, una seria riflessione sul superamento del sistema attuale non può prescindere dal considerare il secondo ciclo della scuola media nel suo insieme, così come il delicato tema del passaggio ai diversi percorsi formativi del post-obbligo.

Proprio a questo riguardo, la domanda che ci si dovrebbe porre è la seguente: spetta alla scuola media preparare ai diversi ritmi, metodi e necessità dei vari percorsi superiori? Se la risposta è sì, il quarto anno deve probabilmente prevedere degli elementi di differenziazione curricolare che permettano alle/agli scolari di acquisire le conoscenze e competenze specifiche al percorso che desiderano intraprendere successivamente (i.e. più empiriche e orientate alla pratica per un percorso professionale vs più teoriche e orientate allo studio per chi vuole intraprendere la via del liceo o della scuola cantonale di commercio). Questi devono però riguardare la formazione nel suo insieme e non solamente due materie come accade oggi, e soprattutto non devono più assumere una connotazione di valore (“A” vs. “B”). In tal senso, è importante continuare a sensibilizzare sull’uguale valore e prestigio di ogni percorso formativo e informare maggiormente sulla flessibilità e interscambiabilità dei vari percorsi.

Se invece si decide che preparare allieve e allievi in modo differenziato alla formazione successiva non rientra nei compiti della scuola dell’obbligo, il problema del passaggio alle scuole superiori non viene eliminato, ma semplicemente trasferito alle stesse. In questo caso bisogna pensare a delle soluzioni al di fuori della scuola media che permettano a tutte/i di essere adeguatamente preparate/i alla formazione a cui si vuole accedere. Altrimenti ogni sforzo precedente per assicurare a tutte/i pari opportunità viene facilmente svuotato di significato.

Invitiamo dunque il DECS a presentare un concetto di superamento dei livelli più ampio e completo nel quale contestualizzare la presente proposta nel più breve tempo possibile.

La proposta di superare i corsi A e B in matematica e tedesco attraverso un sistema basato sui laboratori ci trova perfettamente concordi. Questo tipo di organizzazione ha da tempo dato prova della sua efficacia didattica: la suddivisione in gruppi più piccoli crea migliori condizioni di apprendimento, favorisce la differenziazione dell’insegnamento, genera opportunità di scambio tra pari che mantengono alto il livello motivazionale e portano a rafforzare conoscenze e competenze anche trasversali. Sarà però importante vegliare a che vengano predisposte le giuste condizioni per affrontare questo cambiamento di paradigma: da una parte bisogna adattare e aggiornare i contenuti, dall’altra parte bisogna assicurarsi di formare in fretta le/i docenti attuali a una nuova modalità di lavoro e reperirne di nuovi (l’insegnamento a classi dimezzate aumenterebbe il fabbisogno di docenti proprio in quelle materie per cui già oggi abbiamo una penuria).

Sulle due varianti ipotizzate ci risulta difficile esprimerci, in quanto non sono state giustificate dal punto di vista didattico. Suggeriamo di chiarire quali sono stati i criteri didattici alla base della scelta delle due opzioni, soprattutto per matematica (i.e. come mai si propongono 3 ore a tronco comune e 2 ore di laboratorio oppure 2 ore tronco comune e 3 ore laboratorio ma per esempio non 1 ora tronco comune e 4 ore di laboratorio?).

Quanto ai costi, è chiaro che si tratta di un fattore che genera molta preoccupazione, soprattutto in questo particolare momento storico. Ci permettiamo però di ricordare (più all’opinione pubblica che al DECS) che il Ticino è il quintultimo in Svizzera per la percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione, e terzultimo se si guarda alla percentuale di prodotto interno lordo[2]. Se bisogna tirare la cinghia a livello di finanze pubbliche, certamente non lo si deve fare in ambito scolastico. Investire in una formazione più inclusiva e collaborativa è un servizio che dobbiamo alle giovani generazioni, costrette oggi a vivere in una società divisa più che mai.

Per i Verdi del Ticino,

Samantha Bourgoin, Matteo Buzzi (Coordinamento)
Cristina Gardenghi (rappresentante in Commissione Formazione e Cultura)

[1] vedi dati illustrati nella sezione 2.3 del documento in consultazione, ma anche la puntata di Falò del 21.02.2019 curata da Katia Ranzanici “Livelli da stress”

[2] https://www.laregione.ch/cantone/ticino/1552816/spesa-bertoli-salari-scuola-ticino-altro

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