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24 ore su 24 le notizie politiche del Canton Ticino e della Svizzera

Editoriale redatto da giornalisti iscritti al Registro FIG e accreditati presso il Consiglio di Stato del Canton Ticino.

Saluto della Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti in occasione della cerimonia d’apertura del Locarno Film Festival, 2 agosto 2023

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Monsieur le Président de la Confédération (Alain Berset)
Onorevole Presidente del Consiglio di Stato (Raffaele De Rosa)
Onorevole Sindaco della Città di Locarno (Alain Scherrer)
Onorevoli rappresentanti delle autorità federali, cantonali e comunali,  
Egregio Presidente del Locarno Film Festival (Marco Solari)
Egregio Direttore artistico (Giona Nazzàro)
Egregio Managing director (Raphaël Brunschwig)  
Care collaboratrici, cari collaboratori del Festival,
Dear guests, Liebe Gäste,
Care amiche e amici del Festival,  

Buonasera.  
È un immenso piacere e una grande emozione essere qui assieme a voi per celebrare l’apertura ufficiale del Locarno Film Festival.    
Pochi giorni fa stavo passeggiando su un sentiero di montagna in cima alla Valle di Blenio. Improvvisamente, ho alzato gli occhi al cielo e ho scorto sopra di me, sospesa a oltre 30 metri dal suolo, una signora, intenta a camminare in equilibrio su un lungo filo teso, da una parte all’altra della vallata.  

Cosa ci faceva una funambola, un’equilibrista, in quel luogo? Perché sfidare gli elementi e la sorte a una tale altezza, sola, nella natura? Quest’immagine di avventura e libertà, al contempo surreale e poetica, mi ha molto colpita.  

Credo che questa immagine possa rendere bene lo spirito del Locarno Film Festival.  

Uno spirito improntato alla scoperta.  

Uno spirito marchiato dalla continua e costante ricerca di un equilibrio dinamico, sfuggente, precario tra noi stessi e il mondo che ci circonda.  

Uno spirito orientato all’avventura, nel suo senso etimologico di “ad-ventura”, ossia teso verso “ciò che accadrà”: il futuro.  

Un’impresa a volte rischiosa, ma attraente e affascinante che, spingendoci ad affrontare l’ignoto, anno dopo anno, film dopo film, è capace di regalarci momenti inaspettati, unici, straordinari.  

Questa edizione – segnata da diversi passaggi di testimone a livello istituzionale – marca una cesura nella storia del Festival.  

Una transizione che è anch’essa, per alcuni versi, un’avventura. Un passaggio dalla terra ferma su un lato della montagna verso il prossimo approdo sicuro, sulla montagna di fronte.  

Le redini del Dipartimento cantonale dell’educazione, della cultura e dello sport, per 12 anni condotto da Manuele Bertoli, che molto ha fatto per sostenere e rafforzare il Festival, sono da poco passate nelle mie mani.  

Le redini del Dipartimento federale dell’interno, da quasi 12 anni saldamente nelle mani dell’attuale Presidente della Confederazione, Alain Berset, amico da sempre sensibile e vicino al Festival, sono destinate ad essere riprese dall’anno prossimo da una nuova o un nuovo Consigliere federale.  

Infine, le redini del Festival stesso, che da ben 23 anni sono nelle esperte mani del presidente Marco Solari, che tanto ha dato a questa manifestazione, al termine di questa edizione passeranno in nuove mani.  

Questi passaggi di testimone sono delicati e importanti.  

Delicati, perché le strutture e le dinamiche locali e globali che reggono le sorti di una manifestazione di rilievo internazionale come il Locarno Film Festival sono molto complesse.  

Lasciare le certezze offerte da personalità come quelle qui citate, che hanno dimostrato anno dopo anno il proprio valore e la propria affidabilità, può spaventare.  

Non c’è però altra strada che il rinnovamento se si vuole che un’organizzazione possa perdurare nel tempo, continuando a crescere e cogliere nuove opportunità. Ecco perché questo momento è anche importante.  

A Manuele Bertoli, Alain Berset e a Marco Solari, come pure alle molte altre persone che non ho citato, ma che negli ultimi decenni hanno contribuito in modo decisivo a far vivere e far crescere il Festival sano e forte come lo è oggi, vanno la mia sincera gratitudine e, soprattutto, i miei migliori auspici per il futuro.  

Grazie di cuore a voi per ciò che avete donato a noi tutti e auguri a chi raccoglierà le vostre eredità di spessore!    

Immaginate qui, sopra le nostre teste, di vedere un pardo che cammina su un filo. Immaginatelo avanzare maestoso, passo dopo passo, in perfetto equilibrio, con grazia ed eleganza, tenendoci con il fiato sospeso in ammirazione, mentre taglia il cielo, da una parte all’altra della corte.  

Nel 1974 un funambolo francese, Philippe Petit, fece qualcosa di ancora più grandioso. In una performance artistica non autorizzata – poi raccontata anche dal mondo del cinema –, camminò in equilibrio su un cavo metallico teso tra le torri gemelle a New York, a 400 metri d’altezza, per ben 45 minuti.  

Ma perché tutto questo? Perché camminare in equilibrio su un filo?  

Una risposta, forse, la possiamo cogliere da una frase estratta dal Trattato di funambolismo scritto dallo stesso Philippe Petit. Cito:  
“Bisogna battersi contro gli elementi per apprendere che tenersi su un filo è poca cosa, ma restare dritti e ostinati nella nostra follia di vincere i segreti d’una linea è, per noi funamboli, la forza più preziosa.”  

Ecco, forse, la chiave, l’augurio finale che rivolgo al Festival: continuare sempre a trovare la forza necessaria per restare dritti e ostinati nella follia di vincere i segreti d’una linea: una linea artistica di scoperta e libertà.  

Grazie e buon Festival!

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